Storia, in breve


IL NOME...LATERZA:
Dibattuta è la questione dell’origine del nome di Laterza. Secondo alcune tesi, il nome “Laterza” deriverebbe dal greco “diletto caro”, secondo altre dal latino “Tertiam” e quindi “tertiati”, con riferimento ai militi della Terza Legione Romana che fissò il loro accampamento nel territorio di Laterza. Tale ipotesi è avvalorata dal fatto che Laterza è situata lungo la Via Appia Nuova che unisce Taranto a Roma, ricalcando il tracciato dell’Appia Antica, visibile ancora in alcuni tratti. Qualche scrittore la chiamò Latentia, cioè luogo di caverne e di nascondigli, dal latino “Lateo” che significa appunto nascondere. Secondo una leggenda popolare, Ulisse, o i suoi seguaci, naufragati sulle coste del metapontino, si spinsero nel retroterra e fondarono una colonia che chiamarono Laterza, in onore di Laerte, padre dell’eroe Ulisse.

L'ABITATO:
L’abitato di Laterza ha origini antichissime come attestano i reperti rinvenuti nella necropoli di località “Candile”, risalenti all’Età del Bronzo (2000 a.C.) che hanno permesso di individuare una cultura pugliese di Età Micenea a cui gli studiosi hanno conferito la denominazione suggestiva di “Civiltà di Laterza”. I primi segni significativi di “cultura” sono attribuiti ai “Peuceti”, popolazione pugliese dedita alla produzione della ceramica...
L’antico abitato sorse, con tutta probabilità, intorno all’anno 1000. Inizialmente fu parte integrante del territorio di Matera; verso il 1200 il feudo laertino venne concesso definitivamente dall’Imperatore Federico II ai prelati baresi. Successivamente divenne parte integrante del Principato di Taranto e venne governato da vari feudatari. Nel 1280 Laterza ed altri feudi limitrofi furono donati da Carlo d’Angiò a Narjot de Taucy; questa famiglia governò il paese, nonostante le contese con l’Arcivescovo di Bari, fino al 1294, anno in cui il Casale sarà infeudato a Filippo d’Angiò, principe di Taranto.
Probabilmente risale a questo periodo la costruzione del Castello (Palazzo Marchesale), con portale datato 1393 e che subirà rimaneggiamenti sino ad assumere l’attuale aspetto.


I TRATTURI:
I nostri progenitori tracciarono il territorio sul quale abitavano con "strade" per facilitare le comunicazioni tra l'interno della penisola e il mare. Queste "strade" sono chiamate "tratturi" larghe fasce di terreno (lo studioso  Palasciano riferisce che essi erano larghi 60 passi napoletani, cioè 11 metri), con il compito appunto sin da epoche remote, di collegare gli insediamenti sparsi sulle Murge con i popoli della costa ionica e adriatica. La rete stradale pugliese composta dai tratturi era preesistente  a quella romana. Essi, nel corso del tempo, hanno avuto diverse funzioni di transumanza di animali e di itinerari. Servivano alla comunità laertina per le comunicazioni socio-economiche con le genti lucane, campane e abruzzesi.


I PEUCETI:
Quando nell’VII secolo a.C. inizia la colonizzazione greca, il territorio corrispondente all’attuale Puglia, era abitato da Japigi o Apuli suddivisi in Messapi al Sud, Dauni al Nord e Peuceti al centro (attuale provincia di Bari e zona Nord-occidentale della provincia di Taranto). Le fonti scritte antiche sono rare; vengono tramandate solo leggende sulle origini mitiche ed episodi in cui sono stati coinvolti greci e romani. I Peuceti combattevano sotto il comando di un re; ma nulla è dato sapere sotto l'aspetto dell'organizzazione societaria. L’origine di questo termine appare più probabile essere la derivazione da Peuceide, cioè centauro, termine dispregiativo dato dai coloni della costa ionica ai loro vicini, a causa della loro ottima capacità nell’allevamento dei cavalli. Peuceo era il padre di Perimede e Drialo, esseri mitici per metà uomini e per metà cavalli. I Peuceti, infatti, come i vicini Messapi, risultano essere stati famosi allevatori di cavalli.


Nel 473 a.C. i Peuceti della nostra zona inflissero una pesante sconfitta ai greci di Taranto. La documentazione di questo periodo si fa rara, i centri di Montecamplo subiscono una flessione; L’organizzazione dell’abitato è per gruppi insediativi distinti con aree di necropoli in connessione con i singoli nuclei. Laterza doveva concentrarsi in un’area non molto ampia corrispondente al sito dell’abitato medievale, sul ciglio della Gravina in posizione protetta e dominante. In posizione opposta vi erano le necropoli fra via C.Colombo e via Dante.
Del periodo romano e fino al IV secolo d.C. possediamo documenti epigrafici, un complesso di tombe di notevoli dimensioni, i resti dell’acropoli. Nella parte bassa del paese si estende un quartiere organizzato  in più isolati. Fra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., quando Taranto perse la sua autonomia, il territorio di Laterza diventò zona di transito e punto di fortificazione militare su Montecamplo da dove si dominava la fascia litoranea. 

MONTECAMPLO:
Il sito chiamato Montecamplo, cioè piccolo monte o Santa Maria Trinità, è costituito da un vasto complesso collinare a 412 mt. s.l.m. ed è attraversato da un importante rete viaria preistorica (Tratturi) che, partendo da Metaponto, per Ginosa e Laterza, proseguiva per Massafra disperdendosi poi sulle balze delle Murge. Montecamplo fu un importante centro fortificato e un rilevante centro abitato fin dalla Preistoria. Circondato da ben tre ordini successivi di cinte murarie, delle quali è possibile ancora oggi scorgerne numerosi resti, con tipica caratterizzazione di schemi Peuceti, fu un centro molto prospero nell’Epoca preclassica, prima dell’arrivo della colonizzazione greca e romana. 

I romani, maestri nel trarre beneficio strategico da ogni sito, costruirono qui il loro “castrum” cioè la loro fortezza e accampamento naturale, e di qui dominavano la vallata e le piane sottostanti, fin verso Taranto. Durante il Medioevo il centro decadde e, a pochi metri di distanza dai resti delle costruzioni romane, fu costruita una chiesetta intitolata a Santa Maria Trinità, nell’omonimo parco. In tutta questa vasta area e nella zona circostante sono stati rinvenuti ricchissimi reperti archeologici, in parte custoditi in musei come quello di Taranto; molto più spesso, avendo lasciato per oltre un ventennio libertà di scavo ai “tombaroli”, il ricchissimo materiale trafugato dalle oltre settecento tombe rinvenute e gli oltre mille pezzi di varie età anteriori al V secolo, è oggi custodito presso collezioni private o è stato esportato clandestinamente all’estero: delle ricchezze di quella che fu definita “Civiltà di Laterza”, luogo di incontro di civiltà Japigio-Peuceta e civiltà mediterranee magnogreche e romane, ben poco oggi rimane. 

Erano gli anni della "Guerra Fredda". A Laterza si parlava del "Campo dei Missili" come era impropriamente chiamata la base logistica in quanto si vedevano dei missili in cemento.
La vera base dei missili dove erano armati tre missili Jupiter era a Montecamplo (Monte Santa Maria).
Erano gli anni della guerra fredda e a Gioia del Colle era istituito un armamento missilistico che aveva come gruppi quelli dislocati a Laterza, Mottola e in altri posti.
Posizione di lancio LP-3, zona detta Seonale Quintano, distante 25 miglia da Gioia del Colle. Operativa dal 1° ottobre 1960.
Passata all'Aeronautica Militare il 14 aprile 1961.
Superficie totale 18.188 mq. Zona riconsegnata ai proprietari a giugno del 1970. Sotto un'immagine della postazione di lancio operativa e due immagini scattate nel 1998 da dove si vede la Ready Room.
Nei pressi di Laterza vi era invece la base logistica alla via per Castellaneta avente una superficie di 31.314 mq e riconsegnata ai proprietari tra giugno e luglio 1969.

LA VIA APPIA:
La via Appia, regina viarum, fu tracciata su una rete stradale già esistente. La sua costruzione ebbe inizio nel 312 a.C., in pieno periodo romano, nel tratto che da Roma porta a Capua e, successivamente, da qui fino al porto di Brindisi. La via Appia fu più volte restaurata e abbellita, specie nel primo tratto, dove era fiancheggiata da magnifici monumenti funebri, resti dei quali sono visibili ancora oggi come la famosa tomba di Cecilia Metella. Fu solo nel II secolo d.C. che questa via fu realizzata pienamente nel territorio pugliese. Di ciò esistono evidenti tracce del suo passaggio nel nostro territorio che, dalle vicinanze di Viglione, passa per il Cannile o Candile (ad canales), per la masseria Del Vecchio, per entrare poi nell’agro di Castellaneta e proseguire per Taranto.   

LO STEMMA COMUNALE:
Fin dal Medioevo lo stemma fu quello attuale, senza la dicitura "Fideles Laertini". La pecora, esponente dell'industria armentizia, si dipinse nell'emblema araldico dell'Università di Laterza, con una piccola bandiera astata posta a destra di essa. Fu la Regina Giovanna II, che, per premiare i laertini della loro fedeltà verso di lei, il 18 novembre 1434 autorizzò l'aggiunta allo stemma della scritta “LAERTINI FIDELES”. Nel periodo feudale dei marchesi si aggiunse allo stemma una corona marchesale.


I FEUDATARI:
Durante i lunghi secoli medioevali, questi furono secondo il Galli i feudatari che si alternarono nel dominio delle nostre terre e delle loro zone di appartenenza:
I Longobardi, col Ducato di Benevento, del quale faceva parte Laterza VIII-IX secolo.
I Normanni, la infeudarono al Vescovo Arnoldo di Acerenza dal 1068 al 1078.- I Vescovi di Bari, Ursone, Elia  ed altri dal 1078 al 1198.- I Loffredi dal 1101 al 1133.- Riccardo Logoteta dopo il 1133.- Gualtiero di Brienne dal 1198 al 1225.- Gli Svevi con Federico II nel 1189.- Ancora i Vescovi di Bari dal 1209 al 1250.- Manfredi di Svevia, 1266- Angioini e Carlo d'Angiò, 1268- Filippo di Tussiaco dal 1268 al 1292.
I Principi di Taranto dal 1292 al 1463:
Filippo I;  Sua moglie nel 1304 e poi sua figlia nel 1308;  suo fratello Luigi nel 1347;  Roberto, nipote di Luigi fino al 1364; Filippo II fratello di Roberto dal 1364 al 1374; Francesco Del Balzo,  marito di Margherita, sorella di Filippo II, dal  1373 al 1375;   Ottone di Bruswik marito di Giovanna I dal 1375 al 1381;  Iacopo Del Balzo dal 1381 al 1383;  Luigi II d'Angiò si impadronì del Principato di Taranto nel 1382;  Ramondello Orsini dal 1383 al 1405; - Maria di Enghien, moglie di Ramondello e tutrice del figlio Giovanni Antonio dal 1405   al 1407 anno in cui sposò Ladislao e ne fu spodestata. Morto questi, nel 1414 Laterza fu sotto   Giovanna II fino alla concessione feudale a Giovanni Antonio Orsini dal 1419 al 1463. Regio Fisco di Laterza sotto Re Ladislao 1414. Tristano di Chiaromonte dal 1414 al 1416. Giacomo della Marca dal 1418 al 1419. Stefano Sanseverino  1419, poi spodestato, riprese il feudo di Laterza dal 1420 al 1434. Regio Demanio di Laterza sotto Giovanna II 1434. Regio Demanio di Laterza sotto Re Alfonso I d'Aragona 1442-1485.
Matteo Crispano dal 1485 al 1496. 
Marino Brancaccio dal 1497 al 1535.
I  d'Azzia dal 1536 al 1655.
I Perez-Navarrete dal 1655 fino all'abolizione della feudalità, il 2 Agosto 1806, poi conservarono il titolo nobiliare di Marchesi di Laterza.
Bologna, Reale Collegio di Spagna: 
ritratto di Antonio Perez Navarrete

Antonio Perez Navarrete, Cavaliere dell’Ordine di San Giacomo, ottavo marchese di Laterza divenuto tale nel 1655 per aver sposato Ippolita Albertini d’Azzia, che portò il feudo laertino in dote.

IL CENTRO STORICO:
L’abitato di Laterza è ubicato in corrispondenza di un alto morfologico (350 s.m) le cui acque torrentizie scorrono verso lo Ionio; confina a Sud-Est con il profondo vallone della Gravina, mentre a Sud-Ovest è delimitata dall’incisione torrentizia detta Gravina del Cervo. L’antico insediamento con  urbanistica di tipo ipogeo si è sviluppata in epoca medievale nella parte Sud-orientale dell’attuale abitato, in vicinanza di una sorgente perenne, in corrispondenza di un vasto impluvio scavato nel tufo, costituito da vari solchi o lame, che convergono nella Gravina del Cervo (solo da pochi decenni tali lame sono state trasformate in strade). Sui fianchi delle lame, scavate nei vari piani, si determinò l’abitato rupestre con grotte sviluppate perpendicolarmente alle curve di livello; su queste cavità successivamente si edificarono case sovraterranee, le chiese e il castello (1381). Nel XVI secolo il Centro Storico è completamente edificato ed è delimitato in parte dalle antiche mura e dalla Gravina. 


Numerosi terremoti nel corso del tempo sono stati causa di crolli di abitazioni e determinarono uno sfoltimento della densità abitativa originaria. Il Centro Storico di Laterza è uno dei più belli e meglio conservati fra i centri storici del circondario. L’insediamento è caratterizzato da abitazioni di relative proporzioni risalenti ai secoli XVI e XVII che si concentrano entro le mura di cinta dell’antica città. Qui si svolgevano attività commerciali e di trasformazione; si pensi alle concerie e all’omonima via ove avveniva la lavorazione della concia delle pelli e della lana; all’industria armentizia, considerato che l’economia locale era basata prevalentemente sul lavoro agricolo e sull’allevamento, macellazione e conservazione delle carni. 
Via Concerie 1930
Di spiccato rilievo era una industria peculiare come quella denominata “dell’arte figulina” la cui produzione ha accentuato nel corso dei secoli gli scambi commerciali con province e terre anche lontane. Nel centro storico non mancano opere pubbliche che assumono una notevole importanza dal punto di vista sociale e civile; va ricordata la Fontana sorgiva del 1544 che ancora oggi dona le sue fresche acque; la Meridiana secentesca composta con grande raffinatezza di caratteri; i luoghi sacri cosparsi per l’intera area urbana, come la chiesa Matrice di San Lorenzo Martire del secolo XV, dagli elementi romanici di fascino artistico; la chiesa dedicata alle Sante Anime Purganti, maestosa e splendente del rococò pugliese classico del ‘700; altre strutture ancora che, sebbene profanate, vanno a rappresentare preziosi documenti attinenti il nostro passato, ci riferiamo alla chiesa di San Nicola dei Greci, di Santo Spirito, di Santa Maria della Vittoria, di San Carlo. 

E’ ipotizzabile che in quei secoli vi fosse una Cancelleria nella quale venivano redatti documenti e atti civili. Vi era anche una antica farmacia ove veniva praticata l’arte medica. Le ricorrenti scorrerie barbariche favorirono la conoscenza di rinnovate forme artistiche e culturali con documentazioni ancora conservate; di raffinatezza ornamentale vengono considerate non poche strutture architettoniche che stimolano l’osservazione del visitatore. Vanno ricordate logge arcuate a tutto sesto, decorazioni di capitelli e colonne, timpani e facciate barocche delle abitazioni più eminenti. Era presente l’autorità amministrativa, come attesta la struttura di un Castello (Palazzo Marchesale) risalente al Medioevo, poi ampliato nell’anno 1548 ove i Marchesi di Laterza si sono susseguiti fin dal XVI secolo, eredi di grandi feudatari medievali; gli ultimi in ordine cronologico sono stati i D’Azzia e i Perez Navarrete.

RITI E SUPERSTIZIONI LOCALI:
Le credenze relative all’esistenza di esseri visibili e invisibili come geni, demoni, spiriti capaci di influenzare in modo benefico e malefico il corso della vita degli uomini, le pratiche per utilizzare a proprio vantaggio le energie naturali, il bisogno di attribuire ad oggetti o raffigurazioni valore simbolico, sono tipiche forme di tradizioni degli antichi abitatori del territorio laertino. Lo stesso rito dei defunti presso le popolazioni Peucete, con le credenze religiose diffuse più di 2500 anni fa, prevedevano la sopravvivenza in una vita ultraterrena. Ciò si deduce dall’orientamento dei sepolcri in direzione Est-Ovest, in rapporto con il moto del sole dal sorgere al tramonto; la disposizione fetale dei defunti, adagiati nella terra come in un nuovo grembo materno, con il cerimoniale funerario con banchetti e libagioni (u’ quenze), iniziano alla vita ultraterrena. 
Corredo funerario
I nostri avi erano convinti del prolungamento della vita nell’oltretomba e disponevano un ricco corredo funerario anche per assumere cibi e bevande. La consuetudine di esporre i cadaveri con deposizione del defunto sul letto funebre con i piedi verso la porta, ci ha portato a disporre il letto in altra direzione, per scacciare in questo modo, con un atto di magia imitativa, la morte. Significativa è anche la pratica delle costruzioni sepolcrali dei Dolmen, dei Menhir e delle Specchie. La credenza del malocchio ha indotto gli antichi abitatori del nostro territorio a difendersi con oggetti neutralizzanti come le antefisse fittili a testa di gorgone o di sileno nelle costruzioni delle nostre zone. La funzione di amuleto veniva data a manufatti di forma particolare come i pendagli ritrovati nei corredi funerari. 

Tombe rinvenute nella Valle delle Rose
In una tomba dell’Età Eneolitica della Valle delle Rose, è stato ritrovato un amuleto in rame a forma di scarpa e un simbolo fallico in osso con numerose accettine forate in pietra levigata che testimoniano la trasposizione nella sfera magico superstiziosa di oggetti destinati ad uso pratico. Altri oggetti ritrovati sono il nodo ercuneo, la lunula, i dischi fittili. Per gli antichi laertini magia e religione costituivano un nesso inscindibile: carattere magico presentano i riti propiziatori per ingraziarsi potenze superiori che controllano il corso della natura e della vita umana come il focolare in struttura litica con resti di frustuli di carbone e graminacee a testina antropomorfa fittile, raffigurazione della dea madre o gli oggetti anatomici in terracotta come mani, piedi, gambe, braccia, mammelle organi genitali maschili e femminili, maschere teatrali tavolette poliviscerali, fruttuli fittili. Il ruolo predominante dell’allevamento nell’economia produttiva delle nostre popolazioni della Murgia diventava motivo di ispirazione per i figuli che riportavano sui vasi forme di animali, occhio umano, satiri. Un significato propiziatorio assumevano i numerosi oggetti offerti ai defunti. Alcune superstizioni diffuse ancora oggi fra i laertini, conservano una analogia sorprendente con le credenze remote: si pensi agli amuleti indossati come gioielli, all’offerta di ex-voto nel Santuario, al significato attribuito alle corone e ai fasci di fiori offerti ai morti.
Si ricordano le credenze popolari quali l'Affascijn un rito che veniva "esercitato" da una signora (generalmente anziana) che ripeteva una nenia facendo cadere delle gocce di olio in un piatto con dell'acqua e, "leggendo" l'olio, sentenziava se la o il malcapitato avevano mal di testa in quanto erano oggetto di "affascino" e - dopo che la  "formula magica" era terminata di li a poco il dolore scompariva...
Da bambini le storie raccontate intorno a braciere o alle panchine più recentemente avevano come protagonisti "U Moncacijdd" o "U Lup Mnr" soggetti lucubri che spesso si aggiravano nelle notti estive, anche di luna piena.

IL '900:
Del ‘900 con le due Guerre Mondiali e il periodo fascista Laterza subì delle profonde trasformazioni. Furono edificate opere pubbliche e migliorate le condizioni di vita dei cittadini. Nel 1926 venne installata per la prima volta l’energia elettrica e costruite le strade consorziali del bosco Guardiola, Difesella, San Falco, Sierro Lo Monaco che valorizzarono le proprietà terriere prospicienti. Nel 1927 fu costruito il macello comunale, fu sistemata la Piazza Vittorio Emanuele, i giardini pubblici con la Fontana monumentale e soprattutto fu realizzato anche da noi l’Acquedotto Pugliese. 
Piazza Vittorio Emanuele Creazione Giardini 1927
(Foto storica resa pubblica grazie alla generosità di Laila Gigante)

Il nostro territorio, ricco di acque sorgive, aveva però la necessità di un acquedotto che assicurasse acqua potabile e igienica a tutta la popolazione. Nel 1931 nel rione La Mesola fu creata una piazzetta. Nel 1932 furono costruite le case popolari o case ricovero nel rione San Rocco. Nel 1932 vi fu la costruzione dell’Edificio Scolastico Diaz, l’ampliamento del Cimitero, fermo all’opera del 1851. 
Edificio Scolastico Diaz
Nello stesso anno si ebbe la costruzione del mercato coperto, alle porte del paese vecchio. Nel 1935 sorse la colonia “23 marzo” , colonia balsamica per giovani sul Convento dei Cappuccini. Nel 1939 si ebbe la bitumazione delle quattro strade principali del paese: Via Dante congiunta alla Via per Matera, Via Roma congiunta alla Via per Castellaneta e Taranto, Via Cristoforo Colombo congiunta alla Via per Ginosa, e Corso Vittorio Emanuele.

Dopo la seconda Guerra Mondiale, che portò lutti e devastazione e l’occupazione nazista dei nostri territori, ricominciò l’opera di ricostruzione. Assieme alle attività da sempre sviluppate come l’allevamento di ovini, caprini e bovini e all’agricoltura, risorsero le attività artigianali e le piccole imprese. Ma a causa della crescente disoccupazione per l’aumento della popolazione, a cavallo degli anni ‘60, assistiamo ad un massiccio esodo delle nostre popolazioni: partirono in molti verso Milano, Torino, la Svizzera, il Belgio, la Germania, le Americhe, laertini che cercarono migliori condizioni di vita. A Laterza dopo una parentesi di amministrazione di sinistra agli inizi degli anni ‘50, si susseguono ininterrottamente amministrazioni democristiane per tutta la seconda metà del ‘900. Vengono costruiti nuovi quartieri con fogna, acqua, luce e strade asfaltate; si edificano nuovi edifici scolastici: il Marconi, il Manzoni, la scuola media Dante, le scuole materne e cresce di conseguenza il grado di istruzione delle nuove generazioni. Nel 1975 viene inaugurato il Liceo Scientifico Vico. Dopo la costruzione dell’Italsider di Taranto, agli inizi degli anni ‘60, moltissimi laertini vi hanno trovato lavoro con massiccio esodo dalle campagne e un ritorno di parte degli emigranti. In queste pagine approfondiamo con foto e testi il nostro passato.. per conoscere il nostro futuro...